Photo by Jacopo Risici

Silvia Serban says: “The first collection I designed was inspired by architectural deconstruction, style I find contemporary also nowadays. As many of you know already, Romania has transcended difficult times, overcoming Communism, characterized by lack of information and freedom of expression, when fashion magazines were rare and when women had very few choices regarding personal style. After this, a new period rose above, the democratic and liberal times, characterized by an invasion of new products from all markets, dazzling the consumer and luring him into a consumerism behavior. This led to a trunk full of clothes and accessories, too many choices and sometimes uninspired combination, instead of trying to work with a style consultant who could give advice and couple the best pieces together.

This transition remained a source of inspiration and also the tip of a secret desire to educate women from a cultural point of view: teaching them that as we were able to transform ourselves both individually and nationally, it is not necessary to buy and adopt imported fashion styles when you can instead use your imagination and completely transform your existing wardrobe into unique and timeless pieces, which can be the legacy you pass to your future generations as a sign of metamorphosis. I imagine a world where everybody is happy because their uniqueness is recognized and I believe that the world is an enormous stage where everybody is free to play the one and only role”.

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Silvia Serban racconta: “La prima collezione che ho disegnato era ispirata alla decostruzione architettonica, uno stile che trovo contemporaneo anche oggi. Come molti di voi già sanno, la Romania ha attraversato periodi difficili. Ha superato il Comunismo, caratterizzato dalla mancanza di informazione del popolo e dalla privazione della libertà di espressione. In quei tempi le riviste di moda erano rare da trovare e le donne avevano pochissima scelta riguardo il loro stile personale. 
Dopo il Comunismo è iniziato un nuovo periodo, tempi democratici e liberali in cui i nuovi prodotti provenienti da tutti i mercati ci hanno invaso. Essi abbagliavano i consumatori e li inducevano ad assumere un comportamento improntato sul consumismo e tutto questo ha riempito i bauli di vestiti ed accessori. Questo repentino passaggio resta per me una fonte di ispirazione ed anche l’inizio di un mio segreto desiderio: educare le donne sotto un profilo culturale. Proprio perché siamo riusciti a trasformarci sia individualmente che come popolo, così voglio che loro capiscano che non è necessario comprare o adottare stili ed oggetti di moda che provengono da altri paesi quando si ha la possibilità di usare l’immaginazione per trasformare il guardaroba già esistente. In questo modo pezzi unici e senza tempo possono diventare l’eredità che noi prendiamo dal nostro passato ed anche quella che noi lasciamo alle generazioni future come segno di metamorfosi. Nella mia mente immagino un mondo dove ognuno può essere felice proprio grazie alla sua unicità. E questo mondo come un enorme palco dove ciascuno è libero di recitare la parte che si è scelto”.